- 7 Febbraio 2022
- Posted by: Francesco Piccone
- Categoria: Nuoto
Le piscine in Liguria sono circa un centinaio: fra dipendenti e collaboratori lavorano al loro interno 3.000 persone mentre gli utenti sono circa 300.000 fra atleti agonisti, iscritti ai vari corsi e frequentatori per libera balneazione.
Un mondo che rischia di implodere, al massimo entro due mesi, per una sorta di “ tempesta perfetta”: da una parte il sensibile calo di iscritti a causa del Covid dall’altra l’aumento medio del 60% delle bollette di acqua, luce e gas.
L’Agisi, Associazione Gestori Impianti Sportivi Italiani, ha deciso domenica 6 febbraio una giornata di chiusura per protesta a livello nazionale per lanciare l’ennesimo grido d’allarme.
A Genova davanti alla piscina Crocera di Sampierdarena c’è stato un presidio con alcuni gestori degli impianti del capoluogo ligure e con il presidente regionale della Federazione Italiana Nuoto Silvio Todiere.
Si cerca di fare rete per fare pressing soprattutto su Regione e governo: tutti sono concordi nel dire infatti che il Comune di Genova e la Città Metropolitana, per le loro competenze, hanno fatto e stanno facendo il possibile per fornire supporto economico.
“Le nostre richieste sono sostanzialmente due- ribadisce ancora una volta Andrea Biondi Presidente ligure del Consorzio “ Insieme Si Vince”– fare in modo che i 150 milioni di euro di ristori vengano distribuiti in modo equo con pratiche burocratiche più snelle e che l’eco bonus del 110% possa essere applicato non solo per gli spogliatoi ma anche per gli impianti, per poterli rendere più efficienti dal punto di vista energetico, ricordando che sono un bene di proprietà pubblica”.
Anche il Centro Sportivo Italiano ha preso una netta posizione su cosa sta rischiando il comparto delle piscine pubbliche gestite da privati.
“ Serve urgentemente un tavolo di regia con il governo, con le istituzioni, per prendere finalmente decisioni concrete che evitino dolorose chiusure in tutt’Italia- dice Vittorio Bosio Presidente Nazionale CSI–tutto lo sport ha sofferto a causa della pandemia, ma chi ha sofferto di più è stato sicuramente il settore natatorio con 10 mesi di chiusura totale e con una riapertura a capienza fortemente ridotta. Ora l’aumento delle bollette rischia davvero di essere il colpo del k.o. In gioco non ci sono solo migliaia di posti di lavoro ma anche un fondamentale servizio di utilità sociale per i cittadini dei territori e la salvaguardia di un patrimonio immobiliare pubblico e di strategica importanza”.