- 12 Marzo 2020
- Posted by: Francesco Piccone
- Categoria: Attività Sportiva
In questo tempo “sospeso” di emergenza da coronavirus, quando a volte siamo quasi in preda all’angoscia per un futuro che non sappiamo prevedere, per il mondo sportivo dilettantistico il problema non è solo l’inattività forzata dei ragazzi ma anche di migliaia di allenatori, tecnici ed istruttori.
Nei giorni scorsi sono giunte molte telefonate per avere notizie, per sapere “quando si potrà scendere in campo o riprendere gli allenamenti”.
L’ultimo DPCM del 9 Marzo 2020 penso che abbia fatto una drastica ed inequivocabile chiarezza: si ferma tutto lo sport almeno fino al 3 Aprile. Poi si vedrà.
Non solo eventi o manifestazioni di ogni livello e genere ma anche palestre, piscine, centri fitness, circoli ricreativi.
Abbiamo una grave criticità, un grande problema che si può vivere in “modo utile”: un’occasione per gli allenatori, ad esempio, per interrogarsi e riflettere, avendo molto tempo a disposizione.
La stragrande maggioranza di quelli che gravitano nel mondo CSI sono persone encomiabili che sacrificano tempo libero e famiglia per stare con i ragazzi.
Una percentuale comunque non irrisoria, per esperienza personale, allena però per “frustrazione”, per non essere riuscito, ad esempio, ad eccellere come calciatore, o per compensare altre mancanze e problematiche individuali.
Ora, e per molto tempo, le partite sono sospese: non si riescono a fare neppure gli allenamenti.
Come i “mister- educatori più capaci” hanno sempre insegnato ai ragazzi, è inutile lamentarsi delle difficoltà ,ma piuttosto bisogna vedere l’occasione, afferrarla, capirne il significato e poi gettarsi nell’impresa.
L’assistente ecclesiastico nazionale del CSI don Alessio Albertini ha fatto alcune interessanti e condivisbili riflessioni.
“A dispetto di quello che purtroppo pensa qualcuno, la salute viene sempre prima di tutto. Lo sport è bello, è un’esperienza straordinaria ed unica, ma deve preservare la persona. Ci si ferma- dice don Alessio- perché ci si può ammalare”.
Lo sport si ferma per evitare che i più deboli e indifesi vengano contagiati. La nostra squadra si chiama umanità.
“ Anche se le regole a volte ci infastidiscono- ricorda don Alessio Albertini- ci vincolano perché sappiamo che consentono che il gioco si svolga regolarmente. Come rispettiamo le norme del calcio dobbiamo rispettare quelle del DPCM. In questa fase di sospensione un buon allenatore non deve dimenticarsi dei ragazzi ma far sentire la vicinanza con una telefonata, messaggi sms o whatts ap. Deve, magari, raccontare storie di speranza, per allenare la testa. Per allenare i muscoli- dice Don Alessio- si può proporre qualche esercizio fisico.
Gli allenatori durante la sospensione dell’attività possono restituire un po’ del tempo che di solito sottraggono alla famiglia nelle intense giornate della stagione sportiva.
Possono anche aggiornarsi, leggendo e studiando non solo la tecnica ma anche la pedagogia. Quando l’emergenza Covid-19 sarà finita ci sarà ancora più bisogno di bravi educatori.
“ Mentre le nostre squadre sono ferme per precauzione, tantissimi ragazzi sono fermati dalla fame, dalla guerra e dalle bombe. In tante parti del mondo i bambini non possono giocare perché devono scappare- riflette don Alessio Albertini-. Dobbiamo ricordarci di questo, dei bambini nei campi profughi delle isole greche. Dobbiamo ricordarci di queste drammatiche emergenze”