- 3 Marzo 2021
- Posted by: Francesco Piccone
- Categoria: Attività Sportiva
Lo si sente ripetere ormai da mesi: sono sempre più urgenti serie politiche per i giovani, per lo sport e il tempo libero.
Un’esigenza ancora più acuta a causa della pandemia.
Finora purtroppo siamo rimasti alle dichiarazioni di principio, più o meno astratte e retoriche, con poca concretezza.
E’ davvero interessante la ricerca di Openpolis , la fondazione senza scopo di lucro che promuove progetti per l’accesso alle informazioni pubbliche, la trasparenza e la partecipazione democratica.
Ha analizzato minuziosamente i bilanci di tutti i comuni italiani mettendo liberamente a disposizione le cifre che stanziano per questo settore.
Tra le città sopra i 200.000 abitanti quella che investe di più per i giovani è Trieste, 51.07 euro per abitante, fanalino di coda Roma.
Il Comune di Genova purtroppo si colloca sul terzo gradino dei “peggiori” questa classifica dopo Bari.
Il capoluogo ligure ha speso infatti, i dati sono del 2019, 5.289.121 euro, appena 9.21 euro per abitante.
Dal bilancio preventivo 2021 si spera arrivino segnali in controtendenza rispetto al recente passato avvicinandosi magari a città come Venezia, che investe per lo sport e i giovani 20 euro pro capite, e Torino, 28.56 euro pro capite.
Lo sport non è un “passatempo”, un semplice hobby.
La ricerca di Openpolis presenta dati oggettivi che non devono essere strumentalizzati politicamente.
Le istituzioni devono fare, secondo le prerogative di ciascuna,indipendentemente dal”colore”, la loro parte senza inutili “scarica barile” assumendosi davvero le responsabilità.
Responsabilità nei confronti dei ragazzi, delle famiglie, riconoscendo l’importanza strategica dello sport come fattore per lo sviluppo e il benessere psicofisico e come collante sociale, soprattutto le discipline di squadra, determinante per la formazione.
Spazio di gioco quindi ma anche di confronto fra eguali.
Nel 2019, secondo la ricerca di Openpolis, più della metà, il 51.7%, dei giovani fra i 15 e i 17 anni praticava lo sport in modo continuativo: una percentuale che scendeva al 28.1 % nella fascia 25-34 anni.
E’ necessario resistere, in sicurezza, in questi mesi difficili e ripartire poi quando saremo usciti dall’emergenza.
Si farà l’appello e si spera che non manchino in tanti: ragazzi che “si sono disabituati “ allo sport, abbandonandolo.
Sarebbe una colpa imperdonabile che le generazioni future, le famiglie, ci rinfaccerebbero.