- 24 Gennaio 2022
- Posted by: Francesco Piccone
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Ormai da molti anni l’UEPE, l’Ufficio Esecuzione Penale Esterna del Tribunale di Genova, ha stipulato una convenzione con il comitato territoriale del Centro Sportivo Italiano.
Il sistema giuridico italiano, ispirato dall’articolo 27 della Costituzione che afferma con forza il fine rieducativo della pena, prevede, come modalità di esecuzione della condanna, sia la detenzione in istituti penitenziari sia le misure alternative, se si è in possesso di determinati requisiti oggettivi e soggettivi.
La finalità del reinserimento nella società, secondo le ultime ricerche, viene raggiunta meglio quando l’esecuzione della pena avviene all’esterno del carcere.
La recidiva è del 70% per le persone ristrette negli istituti penitenziari e del 30% per coloro che hanno beneficiato di misure alternative.
Per oltre 10 anni Adriano Bianchi, indimenticabile dirigente del Centro Sportivo Italiano scomparso alcuni mesi fa, è stato il referente per il CSI dell’UEPE ed ha dato la possibilità a decine di uomini e donne di svolgere lavori socialmente utili sia presso la sede di vico Falamonica 1 sia soprattutto presso la struttura diocesana polisportiva di S. Desiderio, gestita dalla Cooperativa Sport Service Family: cooperativa di cui Adriano fu uno dei fondatori nel settembre 2000.
Molti comitati territoriali del CSI da parecchio tempo hanno un’attenzione particolare per il sostegno ai detenuti con progetti specifici e promuovendo soprattutto l’idea di sport come educazione alle regole, socializzazione ed autostima.
Un paio di anni fa ad esempio nel carcere di Marassi ci fu una splendida iniziativa, in collaborazione con l’educatore Federico Ghiglione, per far giocare a rugby i papà detenuti con i loro figli.
Fu un’esperienza umanamente bellissima, alla quale partecipai anche io, con una quindicina di ragazzi che interagirono per un paio di ore con i loro genitori in un contesto gioioso, all’aria aperta, ben diverso dall’asettica sala- colloqui della casa circondariale.
La “Festa del papà in carcere” venne sostenuta dal Centro Sportivo Italiano anche nell’ambito della campagna “Il mio campo libero” che vede sempre più lo sport come strumento per socializzare, creare autostima per combattere ansia, depressione ed aggressività.
Il Comitato di Genova del CSI alcuni anni fa si fece promotore di un’altra iniziativa a favore delle persone detenute, “ Una mano amica oltre le sbarre”: la raccolta, insieme ad altre associazioni regionali, di beni di prima necessità per l’igiene e pulizia personale.
Un altro progetto portato avanti da Adriano Bianchi che ripeteva spesso “ Anche chi sbaglia merita un’altra possibilità e può sempre riscattarsi.”.
L’istituto della messa alla prova è stato introdotto con una legge del 2014 per i reati puniti con una sola pena pecuniaria o con una pena detentiva non superiore ai quattro anni.
Consiste nella sospensione del procedimento prima del giudizio e nella predisposizione, da parte dell’UEPE, di un così detto programma di trattamento ,finalizzato a riparare le conseguenze dannose o pericolose del reato, che prevede, come condizione necessaria, lo svolgimento di lavori di pubblica utilità.
Il Tribunale di Genova ha una lista di enti e strutture che il singolo individuo può contattare: se c’è disponibilità dall’ente viene inviata una lettera all’UEPE che la gira al giudice. A questo punto vengono stabilite le ore che la persona deve fare, come misura alternativa al carcere.
Adriano Bianchi è scomparso prematuramente il 16 maro 2021 ed il suo successore, come referente CSI per l’UEPE, è Andrea Pedemonte, Direttore di Altum Park.
“Indirizziamo le persone messe alla prova , salvo rare eccezioni, ad Altum Park di S. Desiderio. Attualmente possiamo gestirne contemporaneamente un massimo di 15, fino a qualche anno fa erano 7. Dopo che riceviamo dal giudice la lettera con le ore che la persona deve svolgere attiviamo l’Inail- dice Andrea Pedemonte– per avere la copertura assicurativa. E’ un iter abbastanza lungo che dura anche mesi. Mediamente ogni persona ha un “carico “ di 90 ore, 6 ore settimanali e cerchiamo di concentrarle nel fine settimana. La maggior parte dei lavori sono pulizia della struttura che è grande più di tre ettari, la cura del bosco, la raccolta foglie”.
Il lavoro di pubblica utilità, nell’ambito della messa alla prova, è un’attività non retribuita, materiale o intellettuale, che può essere svolta presso tutti coloro che abbiano sottoscritto una convenzione con il Tribunale.
L’esito positivo della messa alla prova comporta l’estinzione del reato.