Lo sport in sicurezza è salute

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Secondo molte indiscrezioni potrebbe esserci nuovamente un provvedimento di sospensione degli sport di contatto da parte del Governo: siamo ormai coinvolti in Italia dalla seconda ondata della pandemia di Covid con una crescita esponenziale giornaliera dei contagi e alcuni ospedali che cominciano ad andare in sofferenza.
Come sempre il CSI si atterrà al massimo rispetto delle nome per la tutela della salute degli atleti.
Tuttavia è opportuno richiamare l’attenzione delle autorità affinchè lo sforzo per la sicurezza attuato da Federazioni ed enti di promozione sportiva sensibili come il nostro, dalle ASD e SSD affiliate, non risulti penalizzato da comportamenti inadeguati e non verificabili a cui si assiste in attività private e/o gestite privatamente.


L’organizzazione dei nostri tornei giovanili di calcio è assoggettata a rigorosi protocolli igienico-sanitari di cui il Centro sportivo italiano si è dotato per la ripartenza dell’attività.
La stessa metodologia era stata seguita per i centri estivi che hanno riscosso a Genova uno straordinario successo e non hanno registrato, ad Altum Park di San Desiderio, nessun contagiato fra i circa 800 partecipanti in due mesi e mezzo di attività.
Protocolli realizzati in collaborazione con il CONI che consentono di minimizzare i rischi e tenere sotto controllo l’evoluzione del contagio.


Il CSI, sempre mettendo in primo piano la salute, esprime però grande preoccupazione per salvaguardare la promozione sportiva, amatoriale e dilettantistica, e le migliaia di lavoratori occupati nell’attività di base.
Lo sport, è opportuno ribadirlo per l’ennesima volta, non è un’attività alla quale si può rinunciare con “un tratto di penna” o semplicisticamente dicendo che “ci sono cose più importanti in questo momento”.
Lo sport, ricordiamo, fa stare bene: una considerazione ormai ovvia e riconosciuta da tutti, corroborata da centinaia di ricerche pubblicate dalle università di tutto il mondo.
Fa diminuire il peso ridistribuendolo in modo migliore, consente di controllare la pressione arteriosa, stimola la produzione di endorfine, le molecole del benessere, che assicurano serenità e favoriscono il sonno.
Alcune discipline, soprattutto quelle outdoor, stimolano la produzione della serotonina, un ormone che aumenta l’autostima, e la vitamina D.
Altre rilassano il corpo o stimolano in modo particolare la mente e la memoria.


Fa un po’ specie quindi che, in tempo di covid, qualcuno si ostini ancora a contrapporre lo sport tout court in maniera demagogica e populistica, ad esempio alla scuola.
Anzi se ci fosse più sport strutturato nella scuola, come avviene ad esempio in Francia, ne avremmo enormi benefici. Altro che contrapposizione.
Non si possono limitare le riflessioni all’ambito professionistico che, comunque, non deve essere demonizzato in modo acritico.
Lo sappiamo bene al Centro sportivo italiano avendo riscontrato di persona la disponibilità dei calciatori di serie A durante le varie edizioni della Junior TIM Cup- il Calcio negli oratori.


Campioni affermati che, per un pò incontrando i bambini, tornavano ad esserlo, ricordando quando avevano gli stessi sogni su campi di periferia.
Il problema semmai è che all’inizio dell’emergenza coronavirus, mentre migliaia di cittadini soffrivano in casa senza tampone e senza certezza di diagnosi, i calciatori professionisti lo facevano subito.
Questo crea inevitabilmente risentimento per una intollerabile diversità di trattamento: il problema non sono però i privilegi ai calciatori, anche adesso fanno 4 tamponi alla settimana, ma perché non viene garantito un determinato servizio ed un diritto costituzionale ad un’intera comunità.
In Italia fanno sport milioni di persone per crescere e stare bene fisicamente e psichicamente.
E’ qualcosa di più di un semplice passatempo, una distrazione ed uno svago: una cosa che dovrebbe essere chiara a tutti.


“Tutto è pronto per riprendere il gioco della vita- dice Vittorio Bosio Presidente nazionale del CSI -. Bisogna tornare in campo, decuplicando gli sforzi, per ragioni sanitarie, sociali e culturali ma soprattutto per gli aspetti relazionali e psicologici che non riguardano solo i ragazzi ma anche gli adulti”.
Sul sito nazionale del CSI il presidente Bosio prosegue ringraziando le migliaia di dirigenti delle società affiliate che, con spirito di servizio soprattutto nei confronti delle famiglie, hanno consentito la ripresa dell’attività sportiva con la consapevolezza che tutto è purtroppo provvisorio e che, per causa di forza maggiore, ci si potrebbe di nuovo fermare.
Bisogna cercare di guardare al futuro con speranza ed ottimismo anche nell’ambito sportivo: non è un semplice passatempo ma è vita.


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