- 14 Gennaio 2021
- Posted by: Francesco Piccone
- Categoria: Attività Sportiva, Servizi alle ASD
Nei giorni scorsi nella Sala della Regina di Montecitorio in videoconferenza erano in programma le riunioni delle commissioni Cultura e Lavoro con le audizioni dei presidenti degli enti di promozione sportiva per discutere del recente decreto legislativo di riordino del settore.
Ha partecipato anche Vittorio Bosio, Presidente nazionale del CSI, che ha ricordato come le ASD siano in grandissima difficoltà e l’Italia non possa permettersi di perderle.
Grazie alla passione di decine e decine di migliaia di tecnici ed allenatori a milioni di ragazzi è consentita l’attività sportiva.
“ Noi abbiamo denunciato per primi la necessità di intervenire, tutelando questa tipologia di lavoro. Siamo quasi meravigliati- dice Vittorio Bosio– che si debba arrivare al 2021 per riconoscere diritti che altre categorie hanno da decenni. Tuttavia se venisse accolto in toto il testo in esame si rischia di minare l’intero sistema sportivo, soprattutto quello di base, educativo e di promozione sociale, producendo effetti deflagranti che porterebbero ad un esito ben diverso da quello auspicato dal legislatore”.
Secondo Vittorio Bosio le collaborazioni coordinate e continuative devono essere fortemente rivalutate quali forma tipica del lavoro sportivo, salvo diverso e più tutelante rapporto fra lavoratore e datore.
E’ proprio della natura e delle peculiarità dell’esperienza sportiva, un percorso non subordinato, flessibile ad essempio rispetto ad orari e festività.
Sono davvero poche le società che potrebbero permettersi, dal punto di vista economico, un’assunzione: migliaia di persone indispensabili per l’attività sportiva avrebbero quindi, paradossalmente, un reddito inferiore o addirittura “uscirebbero dal sistema”.
“ La Co.co.co sportiva aiuta anche prevenire due fenomeni- dice Vittorio Bosio– che sarebbero pericolosi: il ricorso al lavoro nero e l’apertura di finte partite Iva”.
Un altro capitolo delicatissimo della riforma riguarda le sponsorizzazioni: sarebbero fortemente limitate proprio in un periodo in cui le pubbliche amministrazioni esternalizzano sempre più la gestione degli impianti consentendo di allegerire i costi delle società ma anche delle famiglie.
“C’è molta confusione- dice Vittorio Bosio– anche sulla terminologia: amatore, volontario, lavoratore sportivo. Termini che non hanno confini chiari, definizioni nette ed univoche che minano a stabilità e a continuità delle ASD Guardiamo con preoccupazione a quanto sta accadendo ma anche con fiducia che ci sia capacità d’ascolto e di confronto almeno con quegli organismi che hanno veramente a cuore lo sport di base e lo sport sociale”.