Il Papa e lo sport

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“ Per divertirsi  era sufficiente una pelota de trapo, una palla di stracci. Il calcio mi piaceva ma non essendo particolarmente dotato mi mettevano in porta. Fare il portiere è stata per me una grande scuola di vita perché bisogna sempre essere pronti a rispondere a pericoli che possono arrivare da ogni parte”

E’ questo uno dei ricordi personali, di quando era bambino a Buenos Aires, che Papa Francesco ha voluto donare in una lunga e bellissima intervista alla “Gazzetta dello Sport”.

Un autentico regalo, nello stile cordiale di Bergoglio, per riflettere a 360 gradi sullo sport, sia quello dei campioni, da Bartali a Maradona, che quello di base.

Sette le parole chiave, sottolineate già altre volte dal Papa: lealtà, impegno, sacrificio, inclusione, spirito di gruppo, ascesi, per dare sempre il meglio di sé, e riscatto.

Rappresentano una sorta di sintesi del suo pensiero sullo sport.

L’intervista alla “Gazzetta” è quasi un’enciclica laica: sulla possibilità di pubblicarne una specifica sullo sport Papa Francesco non lo esclude a priori anche se ritiene che molti elementi si possano trovare in “Fratelli tutti”

Ogni 4 anni ci sono le Olimpiadi e, secondo Bergoglio, “possono fungere da faro per i naviganti, con la persona al centro, l’uomo teso al suo sviluppo, la difesa della dignità di ciascuno”.

Il Papa si è soffermato molto sull’importanza della sconfitta, non solo della vittoria, sul senso di appartenenza, di festa “come se il mondo fosse appeso a quell’istante”, di come sono da evitare le scorciatoie del doping”.

Nella lunga intervista ha esortato anche a coltivare il proprio talento con impegno e sacrificio ricordando che oltre a calcio in Argentina ha giocato anche a basket, lo sport del padre.

Belle parole sono state dedicate agli allenatori: non si “devono occupare solo del fisico ma devono parlare al cuore, motivare, correggere, senza umiliare”.

Il cuore  deve essere al centro dell’attività sportiva e non solo.

“ Un cuore ordinato è un cuore felice, in stato di grazia, pronto alla sfida-dice il Papa-. La felicità è da condividere perché se la tengo per me resta un seme, se la condivido può diventare un fiore”.

Sono parole che suonano dolcissime per chi, come il CSI, mette sempre al centro della propria attività la persona, senza scartare nessuno.

Papa Francesco ha ribadito che “la Chiesa ha sempre nutrito grande interesse verso il mondo dello sport individuando una delle grammatiche più comprensibili per parlare ai giovani. Pensiamo a don Bosco, agli oratori salesiani ma anche a tutte le parrocchie del mondo, anche e soprattutto le più povere, dove c’è sempre un campetto per giocare. Attraverso la pratica sportiva si incoraggia un ragazzo a dare il meglio di sé, a porsi un obiettivo da raggiungere, a non scoraggiarsi, a collaborare in un gruppo. E’ un’occasione bellissima per condividere il piacere della vittoria e l’amarezza di una sconfitta”.

In questo drammatico momento storico dove le limitazioni per il Covid vietano ai ragazzi, purtroppo in un assordante silenzio come se fosse cosa normale, addirittura di giocare, le parole del Papa vanno diritte al cuore e rappresentano un’iniezione di fiducia ed ottimismo per lo sport di base.

 

 

 


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