- 14 Maggio 2020
- Posted by: Francesco Piccone
- Categoria: Calcio Giovanile
64 squadre in rappresentanza di 30 società sono i grandi numeri della stagione sportiva 2019-20 del calcio giovanile del Centro Sportivo Italiano a Genova.
Gli otto tornei si sono bruscamente interrotti il week end del 22.23 Febbraio con le ultime partite disputate.
Poi i vari DPCM pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale e le conseguenti ordinanze regionali hanno impedito sia gli eventi agonistici sia gli allenamenti.
La speranza è quella di ricominciare il prima possibile ma considerando che, anche per il calcio professionistico, la data del 13 Giugno è puramente indicativa ed è tutt’altro che sicuro che ricominci il campionato di serie A, figuriamoci per il mondo dilettantistico, giovanile ed amatoriale.
Restiamo in attesa di indicazioni da parte della Direzione Nazionale del Centro Sportivo sulle linee guida di una ripresa che dovrà essere caratterizzata certamente da tanta fantasia per inventarsi cose nuove ma anche da molta concretezza: non si può non tornare più a correre dietro un pallone o di cercare di fare canestro in una palestra.
In questo periodo angosciante di incertezze, nel quale non “si naviga neppure a vista”, si cerca un qualsiasi appiglio per coltivare un po’ di speranza ed ottimismo.
Una buona notizia arriva dalla Danimarca leggendo uno studio dell’Università di Copenaghen e di Aarhus pubblicato dalla testata online DR.
Il rischio di contagio da coronavirus sarebbe molto più basso durante le partite di calcio di dilettanti e ragazzi rispetto a quelle dei professionisti.
L’analisi mostrerebbe infatti che i giocatori si trovano ad una distanza di 1,5 metri fra di loro per soli sessanta secondi in media ogni ora.
Nel 60% dei casi in cui c’è un contatto fisico fra giocatori questo dura meno di un secondo.
Sempre secondo questo studio a maggior rischio sarebbero gli attaccanti centrali mentre i portieri, chiaramente, sarebbero i meno esposti.
La ricerca del virologo Prof. Allan Randrup Thomsen non tiene però conto di quante volte viene toccato il pallone con le mani, ad esempio in occasione delle rimesse laterali: forse il maggior fattore di rischio.
A livello giovanile si potrebbe ovviare inserendo per regolamento l’obbligo di effettuarla con i piedi, come Il
Il Prof. Thomas Bull Andersen è coautore di questo studio analitico, il primo nel suo genere al mondo, che è partito con l’esame dei dati delle 14 giornate di Superlig.
“Il calcio, pur essendo uno sport di contatto, presenta complessivamente rischi relativamente bassi. I giovani e dilettanti in particolare poi- puntualizza il Prof. Andersen- giocano in modo molto meno intenso rispetto ai professionisti, non sono così veloci e non sono così vicini fra di loro”