Draghi parla di sport

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Nel governo Draghi non c’è un ministro dello sport e il presidente del consiglio non aveva mai nominato la  parola “sport” nel discorso di 51 minuti fatto al Senato.

Non sembrava un segnale particolarmente incoraggiante per un settore vitale per la il  paese.

Nel discorso di replica alla Camera  il giorno dopo, pare su suggerimento di Giancarlo Giorgetti, ministro per lo sviluppo economico, ci sono importanti puntualizzazioni da parte del premier.

“E’ un mondo profondamente radicato nella nostra società e nell’immaginario collettivo, fortemente colpito dalla pandemia. Questo governo- ha detto Mario Draghi– si impegna a preservare e sostenere il sistema sportivo italiano tenendo conto della sua peculiare struttura e dei molteplici aspetti che lo caratterizzano, non solo in relazione all’impatto economico, agli investimenti, ai posti di lavoro, ma anche per il suo straordinario valore sociale, educativo formativo e salutistico”.

Secondo le stime del CONI lo sport vale in Italia l’1.9% del Pil, circa 30 miliardi di euro che salgono a 60 miliardi considerando l’indotto.

Coinvolge 14 milioni di persone, i soli collaboratori sportivi sono 899.000 fra tecnici, dirigenti, ufficiali di gara.

 

Gli atleti sono 5.650.000, i praticanti 7.700.000 considerando non solo le federazioni ma anche gli enti i promozione sportiva.

Il calcio professionistico e dillettantistico  (300.000 occupati) fattura 5.8 miliardi di euro all’anno e versa ogni anno, nelle casse dello Stato, 1 milardo e 250 milioni di euro.

Le parole di Draghi rassicurano soprattutto gli enti di promozione sportiva come il CSI e le molte società affiliate  diffuse sul territorio.

Il rischio infatti era che l’attività di base e giovanile restasse un po’ “all’angolo”, non essendoci un rappresentante di riferimento nel consiglio dei ministri.

All’orizzonte non c’è solo la grande occasione del Recovery Fund ma anche, a breve termine, le risorse che il pur criticato Vincenzo Spadafora aveva ottenuto per centinaia di milioni di euro: la maggior parte delle quali sono servite per “ristorare” parzialmente delle perdite i gestori degli impianti ed i collaboratori sportivi.

C’è grande incertezza sull’entità del prossimo contributo e sulle modalità e sui tempi di fruizione.

A proposito di collaboratori sportivi si registra anche un appello di Cgil-Cisl-Uil al presidente Draghi per non lasciare cadere i decreti che scadono il 28 febbraio, figli della legge -delega sullo sport.

In particolare quello che prevede tutele, particolarmente innovative, per il lavoro.

“Una legge in scadenza sicuramente perfettibile- scrivono in una nota congiunta i sindacati confederali– ma che rappresenta un primo tentativo di regolare in modo trasparente gli operatori e le professionalità del settore, riconducendo il lavoro sportivo all’interno della normativa sul lavoro, pur mantenendone le peculiarità”.

 


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