- 1 Ottobre 2024
- Posted by: Francesco Piccone
- Categoria: Attività Sportiva
Settembre ed ottobre sono i mesi in cui decine di migliaia di bambini e ragazzi, oltre che la scuola, ricominciano l’attività sportiva: sui campi di calcio, in palestra, in piscina, su un campo di atletica leggera o di tennis, inforcando una mountain bike.
Inizia quindi una sorta di corsa ansiosa al certificato medico che purtroppo ancora molti genitori considerano solo un “pezzo di carta”, una fastidiosa incombenza burocratica: è quasi impossibile in autunno ottenerlo rapidamente in strutture pubbliche e nel privato, nonostante molte società abbiano stipulato convenzioni, i costi sono maggiori.
In realtà si tratta di uno strumento di fondamentale importanza per uno screening della salute e per prevenire gravi patologie che altrimenti non sarebbero scoperte.
Secondo una recente ricerca dell’Ospedale pediatrico di Roma Bambin Gesù, pubblicata sulla prestigiosa rivista inglese Cardiology in the Young, il 9 % dei ragazzi sottoposti a visita medica sportiva ha una sospetta anomalia dell’ecocardiogramma che impone più approfonditi accertamenti.
Il 3% non ottiene il nulla osta per praticare sport agonistico.
Una definizione che muta a seconda delle discipline: ginnastica ad 8 anni, nuoto a 9 anni e calcio a 12 anni, solo per fare qualche esempio.
I disturbi più frequenti riscontrati durante la visita sono il soffio al cuore, quasi sempre benigno, aritmie respiratorie, aritmie di tipo genetico( le più subdole e potenzialmente letali) e malformazioni congenite del cuore.
Alcuni segnali possono essere svenimenti durante l’attività sportiva, un senso di dolore o di peso al torace, una storia famigliare con precedenti di morti improvvise: la maggioranza dei casi problematici si riscontra però in soggetti apparentemente sani.
Prima della legge del 1982 sull’obbligo del certificato medico di idoneità agonistica sportiva, che è una delle più rigorose al mondo, i decessi improvvisi degli atleti erano quattro volte superiori a quelli per cause cardiache dell’intera popolazione italiana: da 43 anni è l’esatto contrario.
Il certificato viene rilasciato dopo un elettrocardiogramma da effettuare sotto sforzo, che consiste nel salire e scendere da un gradino per tre minuti o pedalare su cyclette, un esame delle urine e la spirometria per misurare la capacità polmonare: è “ un pezzo di carta” che spesso salva la vita.
Il CSI a livello nazionale, ma anche e soprattutto a livello territoriale, è sensibile a queste tematiche soprattutto dal 2013, quando una legge impone di avere in ogni impianto sportivo , di facile accesso ed utilizzabile, un apparecchio DAE.
E’ un defibrillatore semi automatico in grado di riconoscere ed interrompere, tramite erogazione di una scarica elettrica, le aritmie maligne responsabili dell’arresto cardiaco quali la fibrillazione ventricolare e la tachicardia ventricolare.
I dispositivi più moderni sono in grado di guidare , con una voce registrata, il soccorritore esperto o il semplice cittadino, tramite le poche manovre da effettuare.
Nel regolamento del comitato di Genova del Centro Sportivo Italiano, nonostante alcune perplessità da parte dei dirigenti delle società che sottolineano come analoga norma non ci sia in FIGC, è previsto che nella distinta di gioco delle squadre dei campionati di calcio giovanile la squadra di casa, o prima nominata, inserisca il nominativo di una persona formata tramite corsi per operatori BLS-D in grado di intervenire.
In collaborazione con ANPAS Liguria, l’Associazione delle Pubbliche Assistenze, il CSI organizza periodicamente questi corsi che ,oltre a rilasciare la certificazione necessaria, rendono tecnici, istruttori e dirigenti più sicuri e consapevoli di che cosa possano fare, in caso di emergenza, sia durante le partite ufficiali che durante le sedute di allenamento.
Il comitato di Genova ha da parecchi anni una particolare attenzione non solo verso gli atleti ma anche nei confronti degli arbitri di calcio.
Per i direttori di gara, che sono di età media piuttosto avanzata, a tutela della loro salute, viene richiesto infatti il certificato medico sportivo agonistico : per il CSI nazionale, a livello normativo, è sufficiente quello del medico di base.